Il 15 luglio Hiromi e George Benson a UJ19 | Umbria Jazz
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Il 15 luglio Hiromi e George Benson a UJ19

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HIROMI  /    GEORGE BENSON

15 luglio, Arena Santa Giuliana

Hiromi torna a Umbria Jazz nella formula sempre affascinante del piano solo, dopo che, due edizioni fa, aveva suonato sul palco dell’arena in duo con l’arpista colombiano Edmar Castaneda. Nella solo performance pianistica Hiromi riesce a esprimere nel modo migliore la multiforme vena creativa, supportata da una tecnica straordinaria che ha affascinato il pubblico di tutto il mondo. Un talento, il suo, che sfugge ad ogni etichetta e classificazione di genere. Le influenze rock, progressive, jazz, fusion l’hanno resa un’artista originale che ottiene grandi riconoscimenti e premi per tutti i suoi dischi.
“Non voglio dare un nome alla mia musica – ha detto. Altri possono mettere un nome a quello che faccio. E’ la sintesi di ciò che ho ascoltato e che ho imparato. Ha qualche elemento di musica classica, qualche altro di rock o di jazz, ma io non voglio dargli un nome”.
Bambina prodigio (primo recital a sei anni) Hiromi si trasferì ventenne negli Stati Uniti, dove studio’ e si diplomo’ alla Berklee. Da allora la sua carriera è stata brillante e sempre in ascesa: tra gli highlight il bellissimo Trio Project ed il duo dal vivo al Budokan di Tokyo con Chick Corea. Nel 2011 ha fatto parte della formazione del disco di Stanley Clarke che ha vinto un Grammy come miglior “Contemporary Jazz Album”.
La pianista giapponese è molto amata dal pubblico di Umbria Jazz, che ne ha potuto seguire i passi importanti fin dall’inizio. Hiromi ha infatti esordito a Umbria Jazz Winter 2002, presentata da Ahmad Jamal (qualche mese dopo uscì il primo disco a suo nome per Telarc). Dopo quella prima volta è tornata in più edizioni del festival, accolta sempre con grande calore dai suoi sempre più numerosi estimatori.

Chitarrista jazz tra i più grandi di sempre, cantante di r&b, crooner, songwriter dalla vena soul, pop star: George Benson è artista dal multiforme talento. Basta guardare le diverse categorie in cui ha vinto i suoi dieci Grammy (con venticinque nominations) per capire che pochi come lui hanno saputo compiere una sintesi virtuosa e artisticamente rilevante tra le varie anime della Black Music.
Performer di grandissimo successo commerciale (molti i dischi d’oro e di platino al suo attivo) Benson è sempre stato attento a non derogare dai canoni di qualità e di gusto che hanno fatto di lui una delle personalità più stimate dello show business internazionale. Tra i tanti riconoscimenti, va ricordato che nel 2009 a Benson fu assegnato il National Endowment of the Arts come “Jazz Master”, il più alto onore degli Stati Uniti nel campo del jazz.
Gli inizi di Benson furono come chitarrista, epigono della tradizione che va da Charlie Christian a Wes Montgomery. In questa fase lo si ascolta spesso in piccole band con organisti come Jack McDuff e Lonnie Smith e poi con star del jazz come Freddie Hubbard. Miles Davis lo volle in studio per registrare Paraphernalia, una traccia di Miles in the Sky. Verso la metà degli anni settanta, con il passaggio alla Warner, cominciò una nuova carriera di vocalista, ma senza mai abbandonare le sei corde. In questa veste George Benson ha raggiunto l’apice della popolarità, spesso associando il suo nome a quello di altre star come Stevie Wonder, Quincy Jones, Chet Atkins, Al Jarreau. Nel tour che nel 2007 condivise con l’indimenticabile funambolo della voce per promuovere il loro disco “Givin’ it up” ci fu una data anche a Umbria Jazz.
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