L'esperimento Chainsmokers a UJ18 | Umbria Jazz
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L’esperimento Chainsmokers a UJ18

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È stato un esperimento. Nei 45 anni di storia di Umbria Jazz quella di martedì è stata probabilmente, con quella di Mika, la serata più giovane. Che il festival abbia voglia e intenzione di intercettare un pubblico diverso rispetto a quello che affolla di solito teatri e Arena è cosa nota, e l’inserimento in cartellone dello show dei Chainsmokers è lì a dimostrarlo. Alex Pall e Andrew Taggart, cioè i due americani che hanno dato vita allo spettacolo di fronte a duemila giovanissimi (alcuni genitori che li accompagnavano si sono sistemati sulle sedie in fondo alla platea, con volti in certi casi smarriti tipo un pinguino nella savana, ma alla fine anche loro i piedi per ballare li hanno mossi), sono arrivati all’hotel Brufani di Perugia nella mattinata di martedì con un vasto seguito di persone, concedendosi una passeggiata lungo corso Vannucci e qualche selfie.

Giù in Arena, invece, un gruppo di adolescenti si era piazzato di fronte ai cancelli ben prima dell’apertura del Santa Giuliana, ansiosi di conquistare la prima fila; altri assisteranno da fuori, anche loro rigorosamente armati di smartphone per catturare almeno un pezzo di questa esperienza pop. Di fronte a quelli che il biglietto ce l’avevano era stato montato un arsenale da show: macchina spara fiamme, cannoni lancia coriandoli e smoke machine in serie; più indietro i maxischermo sui quali vengono proiettati i visual ideati per lo spettacolo. Dimenticate però l’impegno e la complessità dei messaggi della serata precedente quando all’Arena si sono esibiti i Massive Attack: qui, a partire dalla musica, è tutto più semplice e pop.

Una serata che è in sostanza un dj set all’insegna della pop house del duo newyorchese tra fuoco, bassi, fumo, colori, coriandoli e stories sparate a raffica su Instagram, il vero regno dei Chainsmokers e dei loro fan. Tutto, da un pezzo della colonna sonora de «Il re leone» (l’attacco di «Il cerchio della vita») a una pietra angolare della dance anni ’90 come «What is love» – che sarà parso paleontologia musicale a un bel pezzo di pubblico – viene frullato da Pall e Taggart, che propongono immancabilmente anche «Everybody hates me», hit da decine di milioni di visualizzazioni. In scaletta anche «Something just like this», altro brano che fa girare come una turbina i contatori su Youtube e Vevo, scritto con i Coldplay di Chris Martin ai quali va il saluto dei due: «Sfortunatamente – dicono – non è qui con noi per cantare e ha bisogno di tutto il vostro supporto». Il dj set va avanti per 90 minuti e il giovanissimo pubblico apprezza cantando, ballando e ovviamente postando su Instagram. Facebook qui sembra come quel mangiacassette proiettato quando i due sparano «What is love».

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