Se ne era andato anche Miles Davis, gran protagonista di molte delle ultime edizioni di Umbria Jazz.
A ricordarlo ci pensò una superband con quattro quinti di quello che fu uno dei suoi grandi quintetti: Hancock, Shorter, Ron Carter, Tony Williams e Wallace Roney alla tromba, il suo più fedele e pedissequo seguace. Un concerto emotivamente intenso, musicalmente assai meno.
Ma quell’anno a farla da protagonisti c’erano soprattutto due personaggi: Max Roach, il grande batterista che aveva segnato la storia della musica nera dai tempi di Charlie Parker, col progetto “To The Max!”, con un coro di diciannove elementi, l’Uptown Strings Quartet, e il gruppo M’Boome, e la bionda Carla Bley con la sua big band, col compito di tenere alti i fasti orchestrali della chiesa di San Francesco. E la superband offrì una serie di gran concerti, permettendo alla band leader americana di dimenticare i brutali contrattempi dell’edizione del ’78 a Castiglion del Lago.
Da ricordare la riuscita combinazione fra il Kronos Quartet e il sax soprano di Steve Lacy, l’omaggio a un altro grande scomparso, Dizzy Gillespie (con Red Rodney, Freddie Hubbard e Claudio Roditi e James Moody) e un altro debutto a Umbria Jazz, quello di Chick Corea.