Oscar Peterson, gigantesco virtuoso del pianoforte, che si muove su una sedia a rotelle e aggredisce i tasti con la mano sinistra semiparalizzata è l’immagine di un’epoca al tramonto, che lascia la scena per consunzione fisica. Un Festival, grande come Umbria Jazz, non può che prenderne atto e andare avanti con quello che resta o che arriva.
Sicuramente la incantevole, raffinata miscela sonora di Cassandra Wilson con il suo jazz dai mille sapori. É lei la cantante di riferimento, inarrivabile per le epigoni del passato come Madeleine Peyroux, timida, specie se si trova su un palco, epigona dell’immensa Billie Holiday.
All’Arena sbarca Elton John con la sua collezione di successi rilucidati e a spolverare gli allori c’è anche una vecchia gloria della black music patinata, Diana Ross.
Più sanguigna, allora, quella che era una band di prima fila del funk, gli Chic di Nile Rogers spinti dalla batteria di Omar Hakim.
E il jazz? Oltre a Peterson, a tenere alto il nome del virtuosismo pianistico, c’è McCoy Tyner sempre più muscolare (e con il figlio del suo maestro, Ravi Coltrane) e c’è Brad Mehldau. Poi ci sono la voce di Tony Bennett e le raffinate armonie di un maestro della chitarra come Jim Hall.