L’irresistibile, insofferente, geniale Prince plana su Perugia con una vera e propria escursione al centro della musica, dove a dominare sono fantasia e imprevedibilità, guidate da un estro che ha pochi confronti e non prevede limitazioni.
Il folletto di Minneapolis ci sta perfettamente a suo agio a Umbria Jazz: la sua musica è funk, è rock, è blues, ma ha lo spirito del jazz e a raccontarla assieme alla sua incandescente chitarra è una band coi fiocchi, dodici elementi fra cui il sassofonista Maceo Parker, spalla insostituibile di James Brown.
Prince è il sigillo su un’annata particolarmente fortunata, a dispetto della crisi che sta colpendo un bel po’ di concerti.
In controtendenza Umbria Jazz fa il pieno con Carlos Santana e la sua trascinante band, e con il memorial dedicato a Miles Davis (a proposito, un maestro che amava Prince e con cui ha avuto modo di collaborare in più occasioni) affidato al trio Hancock-Shorter-Marcus Miller.
Ancora: in un’edizione dedicata ai centocinquanta anni dell’unità nazionale, ci sono l’ex ministro brasiliano Gilberto Gil con un folk pieno di ritmo, modernissimo, ballabilissimo sotto forma di ritmi che si chiamano bajon, xaxado, forrò, il nuovo talento vocale Dee Alexander, una di cui si sentirà parlare negli anni a venire, la veterana e acciaccata Liza Minnelli, la vulcanica giapponesina Hiromi, il suo mentore Ahmad Jamal, il bluesman B.B.King. E, per un anno, tornano anche i filmati storici ricordando i tempi di David Chertok.