Comunque la si voglia mettere Brad Mehldau deve molto a Umbria jazz non solo per la crescita della sua carriera, ma anche per aver ritrovato una sorta di equilibrio con se stesso. Quando venne riscoperto alla Turrenetta di Perugia, durante un’edizione estiva, era un musicista che usciva da un lungo tunnel. Da allora, poi, l’attenzione che il festival gli ha riservato ha viaggiato in parallelo con la sua affermazione e con il credito che andava crescendo. Mehldau è stato spesso ospite a UJ e anche UJW gli ha ricolto un’attenzione particolare. Eccolo così di nuovo al centro del festival di Orvieto a confermare la misura del suo talento.
Ci sono altri pianisti nel festival: un altro habitué è Cedar Walton, musicista rassicurante per il suo solido ancoraggio con la tradizione bop e hard bop. C’è, poi, l’ottimo Larry Willis e c’è Freddy Cole che porta con leggerezza il fardello di una parentela ingombrante (quella con il fratello Nat King Cole). Torna Bill Frisell, Vicente Amigo fa ascoltare quando il jazz e il flamenco abbiano in comune sul fronte dell’improvvisazione e Roy Hargrove aggiunge il solito tocco infuocato degli strumenti a fiato.