Umbria Jazz 18, il programma di sabato 14 luglio
Umbria Jazz 18, il programma di sabato 14 luglio
Alle 11 alla libreria Feltrinelli la presentazione del libro:
“Puglia, le età del jazz” (Mario Adda editore) di Ugo Sbisà
con contributi di Dino Blasi, Vittorino Curci, Pino Minafra e Roberto Ottaviano e un’intervista con Renzo Arbore curata da Mike Zonno
Iniziano alle 12 i concerti alla Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria con “Pelagos” di Stefano Battaglia.
affermato a livello internazionale anche grazie alla pluriennale collaborazione con la Ecm, di cui è uno dei musicisti di punta. Pianista e compositore raffinato, si caratterizza per la propensione alla costante ricerca di dimensioni musicali sempre originali e per un suono profondo e al tempo stesso leggero. “Pelagos”, ovvero il Mare, è il titolo del suo ultimo doppio cd e non è casuale. Con questa parola si intende una frontiera attraverso cui si passa o dalla quale si è respinti. Si intende un coacervo magmatico di sensazioni che vanno dalla speranza alla tragedia. Attuale dunque la tematica che Battaglia traduce in musica in un’empatica narrazione dell’odierno processo migratorio, mettendosi in viaggio con i migranti e portando con sé i loro canti e le loro musiche, raccontando il dolore dell’esilio, la forza della speranza, la volontà di conservazione della memoria.
affermato a livello internazionale anche grazie alla pluriennale collaborazione con la Ecm, di cui è uno dei musicisti di punta. Pianista e compositore raffinato, si caratterizza per la propensione alla costante ricerca di dimensioni musicali sempre originali e per un suono profondo e al tempo stesso leggero. “Pelagos”, ovvero il Mare, è il titolo del suo ultimo doppio cd e non è casuale. Con questa parola si intende una frontiera attraverso cui si passa o dalla quale si è respinti. Si intende un coacervo magmatico di sensazioni che vanno dalla speranza alla tragedia. Attuale dunque la tematica che Battaglia traduce in musica in un’empatica narrazione dell’odierno processo migratorio, mettendosi in viaggio con i migranti e portando con sé i loro canti e le loro musiche, raccontando il dolore dell’esilio, la forza della speranza, la volontà di conservazione della memoria.
Alle 17 al Teatro Morlacchi il Devil Quartet di Paolo Fresu.
Il Devil Quartet è stato pensato da Fresu per sviluppare in modo diverso e dialettico, come suggerisce lo stesso nome, un’idea di quartetto che si era concretizzata nell’Angel Quartet, formazione molto celebrata a livello europeo. La line up del Devil, con Bebo Ferra alla chitarra, Paolino Della Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria, mette insieme autentici specialisti dei loro strumenti ma il risultato finale, come avviene sempre nel jazz ben suonato, è superiore alla somma dei singoli. La regia sapiente di Fresu governa una musica che lui stesso definisce “melangé”, frutto di incroci di stili e linguaggi diversi, aperta e curiosa. L’ultimo disco del quartetto, Carpe Diem, è ricco di umori diversi, eterogeneo ma coerente nella sua calda atmosfera completamente acustica, magnificamente suonato. Un disco tutta sostanza musicale e zero effetti speciali. La musica del Devil Quartet sembra ricettiva di stimoli e suggestioni, aperta e curiosa, continuamente in divenire nonostante l’olimpica serenità. Un gioco di equilibri e di reale sinergia cui tutti contribuiscono, tanto che sembra difficile immaginare una line up anche solo parzialmente diversa.
Serata brasiliana all’Arena con Gilberto Gil e Margareth Menezes.
Protagonista di molte edizioni estive, due volte insieme a Caetano Veloso, Gilberto Gil torna a Umbria Jazz per rievocare e celebrare, a 40 anni di distanza, uno dei suoi progetti più belli ed emotivamente coinvolgenti. Il titolo è Refavela 40, dal disco che Gil incise nel 1977 dopo aver partecipato al festival di musica africana di Lagos, Nigeria. Un disco dedicato alle favelas, tipologia urbanistica e sociale, soprattutto metropolitana, che, come Gil ebbe modo di vedere, non cambiava molto da Lagos a Salvador de Bahia e nel resto del Brasile. Musicalmente, uno dei dischi più “africani” di Gil con forti venature funk. Anche per questo, è considerato un lavoro ponte tra l’Africa e la parte più Nera del Brasile.
In questa operazione di rivisitazione, 40 anni dopo, con Gil ci sono il figlio Bem, Chiara Civello, Mayra Andrade e Mestrinho.
Gil non è soltanto una leggenda della Musica Popolare Brasiliana, che ha contribuito a portare a livelli artistici di assoluta eccellenza, ma una icona della musica del mondo per aver saputo incrociare le ricchissime tradizioni del suo paese, in particolare quelle di Bahia, con le radici africane da un lato e i nuovi suoni (rock, pop, reggae) dall’altro. Una operazione di “internazionalizzazione” della cultura Brasiliana che già negli anni 60, proprio grazie a Gil, Caetano Veloso ed altri, assunse i caratteri estetici e programmatici del Tropicalismo, e che continuo’ con il forzato esilio, in seguito alla dittatura militare, di Gil, Veloso e altri esponenti di quel movimento nei paesi europei.
Una vicenda artistica straordinaria, quella dell’artista baiano (60 dischi, 9 Grammy) ma anche intellettuale e politica: Gil e’ stato ministro della cultura del Brasile, in Francia gli è stata assegnata la Legion d’Honneur, è stato nominato dall’Unesco Artist for peace e Ambasciatore della FAO. Un personaggio di raro carisma nella scena della musica mondiale.
Margareth Menezes è una delle personalità più prorompenti della scena brasiliana: cantante, songwriter, danzatrice, attrice, ha vinto premi e riscosso un successo internazionale con dischi e soprattutto tour. È dal vivo infatti che questa esplosiva performer di Bahia da’ il
meglio di sé. La sua reputazione, a partire dai colleghi e dalla critica specializzata, è grandissima, in Brasile e fuori, e tra i suoi estimatori si è iscritto anche David Byrne che la volle per aprire i concerti del tour promozionale del suo Rei Momo.
La carriera di Margareth è cominciata nei locali di Bahia e naturalmente nei festeggiamenti del Carnevale, di cui la giovane cantante divento’ presto una celebrità. Più tardi ha collaborato con altre star della musica brasiliana come Tribalistas, Caetano Veloso, Maria Bethania, Gilberto Gil, Carlinhos Brown.
I suoi dischi, in cui mescola axe’, samba e MPB con pop, funk, reggae e afrobeat, hanno fatto di lei un’artista di levatura internazionale.
A mezzanotte al Teatro Morlacchi i Take 6.
Sei magnifiche voci rendono omaggio al geniale funambolo della vocalità che fu Al Jarreau, uno dei beniamini del pubblico di Umbria Jazz, scomparso nel febbraio 2017.
I Take 6, dopo oltre 30 anni anni di carriera (il gruppo cominciò a prendere forma nel 1987 in Alabama) sono senza dubbio il più famoso, premiato, amato gruppo “a cappella” della storia del jazz con il loro sofisticato e coinvolgente mix di soul, gospel, swing. Hanno ridefinito i parametri del gruppo vocale e sono stati il modello, in realtà nemmeno avvicinato, di tanti altri artisti che hanno tentato di imitarli. Nei Take 6 il virtuosismo più spettacolare e la sostanza musicale che affonda nelle radici della Black Music riescono a convivere in modo naturale: una dote molto rara su cui sono sempre stati d’accordo il pubblico e la critica specializzata.
Nella loro carriera hanno vinto dieci Grammy e altrettanti Dove Award (il Grammy del gospel), sono stati stabilmente ai vertici dei referendum annuali delle più prestigiose riviste specializzate, hanno collaborato con icone come Ella Fitzgerald, Steve Wonder, Ray Charles, lo stesso Jarreau, hanno eseguito musiche per film di successo (tra questi, Do The Right Thing di Spike Lee) ed hanno partecipato a tutti i maggiori festival del mondo.
A più di trent’anni dalla nascita il sestetto è sempre più sulla breccia, ed il perché di questa straordinaria longevità artistica loro lo spiegano così: Fede, amicizia, rispetto, amore per la musica.