Una delle declinazioni più suggestive del jazz è quella latina. Ed è questo il terreno di Miguel Zenón e Luis Perdomo.
Zenón è nato a Porto Rico e vive a New York, anche se, essendo da una decina d’anni membro del San Francisco Jazz Collective, è di casa in California. Perdomo è venezuelano, alunno di Sir Roland Hanna e poi a lungo associato a Ravi Coltrane e David Sanchez. Ancora più a lungo è stato membro del quartetto di Zenón. Entrambi suonano con grande partecipazione emotiva generi come il bolero che attingono a piene mani al lato più sentimentale della vita. Siamo nell’area geografica del Centro America, delle Antille, di Cuba. Viene naturale pensare alla musica caraibica come una esplosione di ritmo e virtuosismo solare ma non è così, o almeno non è solo così. Il clima di questo duo è spesso un esistenzialismo latino malinconico, incline ai colori scuri, consapevole che il più delle volte la vita non sorride. Il repertorio che Zenón e Perdomo propongono, dal vivo e nei due magnifici dischi “El Arte del Bolero” e “El Arte del Bolero, Vol. 2”, il secondo premiato con un Grammy, è popolare quanto sofisticato. Musica esotica per le origini ma ormai familiare ad un pubblico planetario.
Soprattutto, si sente che i due musicisti che la suonano giocano in casa, o, se preferite, parlano la madrelingua.
Suono latino e jazz qui si confondono in modo naturale, tanto che questa musica può anche essere presa per una musica “di genere”, ma prima di tutto è un gran bell’esempio di jazz.