Intervista a Gianni Coscia: la memoria e la forza delle parole | Umbria Jazz
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Intervista a Gianni Coscia: la memoria e la forza delle parole

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La memoria e la forza della parola, Duke Ellington, Louis Armstrong e il tango, gli anni della guerra e la formazione della Roma che vinse il campionato nel 1942. È stata una mattinata emozionante quella di lunedì alla sala Podiani della Galleria nazionale dell’Umbria, dove si tiene la rassegna «Jazz goes to the museum» di Umbria Jazz. Protagonista Gianni Coscia, 87 anni, storico fisarmonicista che ha portato a Perugia il suo spettacolo di parole e musica dedicato a Umberto Eco (alessandrino come Coscia), uno dei più importanti e influenti intellettuali degli ultimi decenni, ma per il fisarmonicista in primis «un amico che mi manca molto». Lo spettacolo prende le mosse dal quinto romanzo di Eco, «La misteriosa fiamma della regina Loana», titolo nel quale Coscia ha messo «fisarmonica» al posto di «fiamma». Così come nel romanzo, centrale è il tema del recupero della memoria: «Non so – racconta Coscia finito il concerto, mentre tanta gente vuole stringergli la mano, fargli una foto o più semplicemente i complimenti per le emozioni regalate – come è venuto fuori questo spettacolo; sarà la terza o la quarta volta che lo propongo».

«Tra amici – continua – abbiamo ricordato il libro e le canzoni scritte da Umberto che non suonavo più da tempo». Una, «La radio a tarda sera», Coscia la propone nel finale: «Il testo lo scrisse quando avevamo 14 anni. “La radio a tarda sera – canta – modula con malinconia frasi di nostalgia da una stazion straniera. Il peso di un giorno passato porta visioni assorte fatte di cose morte, fatte di non so che». Eco, che con Coscia ha condiviso la stessa classe al liceo, amava moltissimo la musica e da ragazzo, quando studiava, teneva la radio accesa: «Già nel ‘45 – ricorda – aveva una cultura per quanto riguarda la musica classica spaventosa, mentre io sapevo tutto di jazz, che lui comunque stimava e ascoltava molto. Era un punto di riferimento anche musicale, quando facevo dischi andavo da lui per farglieli sentire e confrontarmi, mi dava consigli. Mio cugino era una brava mezzala sinistra che giocava con la Roma vincitrice dello scudetto nel ‘42, e in città circolavano alcuni dischi di musica jazz, come quelli di Armstrong o Ellington».

Eco amava in particolare il Duca e così la fisarmonica di Coscia intona nel corso del concerto («prima di salire sul palco – dice – non avevo fissato alcuna scaletta) tre capolavori ellingtoniani come «Solitude», «Satin doll» e «Sophisticated lady»; «per me – dice il fisarmonicista – è stato uno dei grandi compositori di musica del Novecento». La mattinata scorre via tra musica splendida, compresi molti brani di tango, ironia e ricordi. «Questo spettacolo piò essere un’idea – spiega l’87enne – per salvare un patrimonio che si va perdendo. Continuate a leggere Eco, è un patrimonio».

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