Oggi 20 luglio a UJ18….
Il programma di venerdì 20 luglio a UJ18
Alle 12 lla Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria
ANTONELLO SALIS / SIMONE ZANCHINI
Antonello Salis, fisarmonica e pianoforte; Simone Zanchini, fisarmonica e live electronics. Due musicisti molto diversi per formazione e percorsi artistici: autodidatta il primo, diplomato al conservatorio Rossini di Pesaro il secondo. Salis è stabilmente, non da oggi, tra i protagonisti più originali della scena europea del jazz. Zanchini è un artista dai multiformi interessi, spaziando dalla collaborazione con i Solisti dell’Orchestra della Scala ai progetti più sperimentali.
Salis e Zanchini sono accomunati da una disinibita vena creativa e da una idea di musica che mal si concilia con i paletti dei generi codificati. Nelle live performance del duo si incrociano, si sovrappongono, si scambiano stimoli e suggestioni le correnti musicali contemporanee oltre ogni limitante classificazione.
Salis e Zanchini hanno già collaborato alcuni anni fa e solo da poco hanno ripreso a calcare insieme i palcoscenici con assiduità. (Ri)formano un duo assolutamente atipico, per non dire unico.
Alle 17 al Teatro Morlacchi
NOT A WHAT- GIOVANNI GUIDI, FABRIZIO BOSSO, AARON BURNETT, DEZRON DOUGLAS, JOE DYSON
Giovanni Guidi e Fabrizio Bosso hanno percorso strade molto diverse.
Guidi, pianista per anni alla corte di Enrico Rava, dopo alcune incisioni per CAM Jazz è approdato alla ECM, con cui ha già registrato tre album da leader. Bosso, arrivato ai massimi vertici a livello mondiale del suo strumento, ha inciso da leader per Blue Note, Verve ed ora Warner.
I due, incontratisi la scorsa estate ad Umbria Jazz , dove hanno diviso il palco, l’uno con il Quintetto di Enrico Rava e Tomasz Stanko, l’altro con il proprio progetto dedicato a Gillespie “The Champ”, hanno pensato di unire le loro forze in una idea che li potesse spingere a oltrepassare i confini della loro personale ricerca musicale. Per far ciò hanno voluto che il gruppo fosse completato da tre giovani talenti indiscussi del jazz newyorchese: Aaron Burnett, sax tenore; Dezron Douglas, contrabbassista, e Joe Dyson, batterista.
Il nome del gruppo prende spunto da una frase di Bill Evans: “jazz is not a what, it is a how”, come dire: nel Jazz non conta cosa suoni ma come.
Arena Santa Giuliana, ore 21
DAVIN BYRNE “AMERICAN UTOPIA”
Fondatore dei Talking Heads nel 1974, creatore della Luaka Bop, produttore discografico, fotografo, regista, autore, musicista (iscritto nel 2002 nella Rock & roll Hall of Fame) ed infine artista, David Byrne è un talento multiforme ed in continua evoluzione. Americano di ogirine scozzese, ha vinto, nella sua lunga e intensa carriera, un Oscar ed un Golden Globe nel 1988 per la migliore colonna sonora (“L’ultimo Imperatore”, con Sakamoto) e due David di Donatello nel 2012. Non bastasse, Byrne continua ad esporre visual art da oltre un decennio. Tra le sue più recenti opere vi sono “Joan of Arc: Into the Fire”, rivisitazione teatrale della storia di Giovanna D’Arco; “The Institute Presents: Neurosociety”, una serie di installazioni interattive create in collaborazione con PACE Arts + Technology; “Contemporary Color”, un evento ispirato alla tradizione folk americana; “Here Lies Love”, una produzione teatrale di 22 composizioni realizzate in collaborazione con Fatboy Slim sulla vita di Imelda Marcos.
Ha inoltre scritto un libro, “How Music Works”, tradotto anche in italiano, che è uno studio sulla storia, l’esperienza e l’aspetto sociale e sociologico della musica.
David Byrne ha lasciato comunque unsegno forte nella storia della musica contemporanea con iTalking Heads, band sperimentale e d’avanguardia che ha rappresentato una delle colonne portanti della new wave americana. Successivamente (ma anche contemporaneamente) aiTalking Heads, Byrne ha intrapreso dal 1981 una intensa carriera solista, collaborando con artisti come Brian Eno, Ryuichi Sakamoto, St. Vincent. La sua passione per la world music lo ha portato a fondare la Luaka Bop, etichetta per cui hanno inciso Os Mutantes, Jim White, Los De Abajo, Atomic Bomb Band.
‘round midnight Teatro Morlacchi
MINGUS BIG BAND
Quando Charles Mingus morì, il 5 gennaio 1979, lasciò al jazz un patrimonio enorme di composizioni. Ancor più che un contrabbassista rivoluzionario ed un leader geniale, Mingus fu, ed egli stesso si considero’, un grande compositore, anzi uno dei più importanti della musica afroamericana. La sua vedova, Susan Graham Mingus, si incaricò di mantenere viva l’eredità musicale del marito anche facendo si’ che si continuasse a suonare dal vivo quella musica. Per attuare il suo progetto fondo’ e poi gesti’, fungendo anche da direttore artistico, band con diverse formazioni, dalla più piccola Mingus Dynasty alla Mingus Big Band, il cui organico è generalmente di 14 musicisti, fino alla più grande Charles Mingus Orchestra.
La Mingus Big Band ha cominciato il suo percorso artistico nel 1991 ed ha pubblicato undici dischi, ottenendo una vittoria ai Grammy e sette nominations. L’organico si basa su un nucleo piuttosto vasto di musicisti di diverse generazioni che ne fanno parte a rotazione, senza però che l’unità stilistica ed il suono della band ne siano minimamente alterati. “Una meraviglia ed una anomalia”, è stata definita la band, che ha ripreso l’eredità musicale del genio di Nogales e la ha tradotta in forza e creatività.