Dopo un anno sabbatico, Umbria Jazz sperò che l’abbraccio della folla potesse allentarsi.
Per favorire la distensione, venne lanciata una nuova formula, che doveva essere destinata a dividere le legioni di spettatori e saccopelisti: due concerti in contemporanea in due città diverse. Ma alla prova pratica l’idea funzionò solo a Perugia e Terni, nelle altre città fu un disastro: concerti saltati, problemi di ogni tipo.
Finì così la prima vita di Umbria Jazz ma, riguardando indietro, anche quell’anno la musica era superba: Lionel Hampton alla testa di una All Star Big Band con Dizzy Gillespie come ospite, Freddie Hubbard in quintetto, la big band di Buddy Rich, Carla Bley, il sestetto di McCoy Tyner, ma soprattutto il trio di Bill Evans, dove risbucava alla batteria il grande veterano Philly Joe Jones protagonisti di un set indimenticabile a cui si aggiunse il sassofonista Lee Konitz.