Miracolo allo stadio Curi: Miles Davis, il divino, inaccessibile, che amava suonare di spalle alla platea, scende dal palco con la sua tromba rossa e suona a lungo (e divinamente) in mezzo al pubblico.
Il festival quell’anno cominciò ancora a Terni con la magnifica Liberation Music Orchestra, realizzazione del sogno musicale di Charlie Haden di coniugare una musica appassionata e l’impegno politico terzomondista, e McCoy Tyner.
Quello della Liberation non fu uno dei suoi concerti migliori, l’ex pianista di Coltrane, pescato all’ultimo per sostituire Jaco Pastorius rimasto a New York perché in un attacco di follia aveva bruciato il passaporto, invece offrì una clamorosa prova di virtuosismo e intensità.
Da ricordare quell’anno fra gli altri protagonisti al Frontone (l’arena centrale, a parte la divagazione nello stadio per eccesso di pubblico), i sempre irresistibili Jazz Messengers di Art Blakey, Horace Silver tornato con il suo quintetto, i colpi di pancia di Fats Domino al suo pianoforte, più il concerto in piazza di Stevie Ray Vaughan.